“L’informazione è il petrolio del 21° secolo e l’analisi è il motore di combustione”
Peter Sondergaard.
È fatto ormai noto che i social network, così come tutti i servizi gratuiti offerti online, si finanziano per lo più tramite pubblicità e la raccolta di informazioni sugli utilizzatori. Del resto tale circostanza è facilmente dimostrata: entrate in Booking e cercate un hotel a Londra, ne guardate qualcuno e poi chiudete tutto. Ora entrate in Facebook e magicamente vedrete comparire pubblicità degli hotel appena visti.
Questo avviene in ragione del fatto che, durante la navigazione, vengono lasciate milioni di piccole tracce lungo la strada, tracce che vengono raccolte e analizzate per costruire un marketing mirato sulla base dei vostri gusti e preferenze, un vero e proprio marketing personalizzato.
Già questo, di per sé, ci permette di riflettere sull’ingerenza di internet nella nostra vita e nelle nostre scelte, ma proviamo a fare un passo avanti e immaginiamo che vengano registrati anche tutti i like che mettete sui social network, tutte i commenti che scrivete, tutti i gruppi a cui siete iscritti, e che tramite un algoritmo molto complesso vi vengano inviate campagne specifiche al fine di indirizzarvi nella scelta del voto.
Sembra un’ipotesi inverosimile eppure questo algoritmo complesso esiste ed è stato ampiamente utilizzato da Cambridge Analytica, una società che appare quasi come un prototipo di comitato elettorale, la quale ha registrato i dati di circa 87 milioni di utenti in tutto il mondo.
Tutto aveva inizio nel 2013, quando uno psicologo e matematico ricercatore a Cambridge diffondeva un’applicazione interna a Facebook, la “thisisyourdigitallife” contenente un quiz sulla personalità, grazie alla quale venivano raccolti dati non solo dei 270 mila iscritti all’applicazione ma anche dei loro contatti.
Mentre nel 2013 tale attività era consentita, nel 2014 Facebbok limitava la possibilità, per gli sviluppatori di applicazioni, di raccogliere dati senza consenso e soprattutto di trasferire gli stessi a terzi.
Tali restrizioni, tuttavia, non venivano rispettate e i dati venivano trasmessi alla Cambridge Analytica. Quest’ultima, secondo le indagini svolte da Observer, The New York Times e Channel 4, ha utilizzato i dati trasmessi per profilare in profondità gli utenti al fine di indirizzare loro informazioni e articoli utili al fine sostenere la candidatura del nuovo Presidente USA.
Facebook, da parte sua, pur avendo formalmente vietato tali pratiche, non verificava in alcun modo l’effettiva cancellazione dei dati raccolti senza consenso e la conseguente mercificazione.
A fronte della gravità dell’evento si sono espressi immediatamente i Garanti europei, consapevoli delle pericolose conseguenze per la democrazia, che potrebbero derivare da una sconsiderata economia dei dati da parte di attori che risiedono fuori Europa: “La sempre maggiore pervasività di algoritmi basati sui dati personali nelle nostre vite ha un impatto articolato sull’impegno civico nel processo decisionale e sulle barriere al coinvolgimento pubblico nei processi democratici” spiega Buttarelli, con il rischio di provocare “una crisi di fiducia nell’ecosistema digitale”.
La Commissione Europea è intervenuta prontamente, attraverso il proprio portavoce Christian Wigand, preannunciando che «indagherà sul caso dei dati personali condivisi da Facebook, che consideriamo inaccettabile». Si precisa inoltre che la commissaria Ue alla giustizia Jourova ha scritto una lettera a Facebook chiedendo ulteriori spiegazioni entro due settimane e Facebook si è resa disponibile a chiarimenti.
Anche il Garante italiano ha aperto un’istruttoria e sta attualmente raccogliendo informazioni, confermando la propria piena disponibilità a collaborare con la Commissione Europea.
In questi giorni Soro ha espresso la sua preoccupazione in ordine alla situazione in cui viviamo: “Stiamo vivendo un cambiamento epocale per le nostre democrazie, che ci porta verso una feudalizzazione della società. Il rischio è che il potere di induzione, sociale prima che politico, dei colossi della rete sia tale da superare il potere degli Stati nell’orientamento e nella raccolta del consenso. Se così fosse, potrebbero esercitare un grande potere persuasivo nei confronti di tutto il mondo”.
Il Garante ha tuttavia espresso la propria fiducia sull’efficacia del Regolamento, spiegando che si tratta di un primato dell’Unione nel mondo, perché si fa carico di dare risposte a problemi che pongono la protezione dei dati al centro dell’attenzione. “Il Regolamento consente alle Autorità di garanzia di avere giurisdizione su imprese con sede fuori dai confini europei. Il Board europeo dei Garanti avrà poteri effettivi, non solo consultivi. Sono previste sanzioni molto pesanti, fino al 4 per cento del fatturato globale annuo, e a differenza di ora potremmo fare ispezioni non soltanto con i nostri ispettori, ma coordinandoci con i nostri colleghi europei”.
Nel frattempo Facebook, dopo le pubbliche scuse di Zuckerberg, ha iniziato ad informare tutti gli utenti le cui informazioni sono state condivise a partire da lunedì 9 aprile, utenti che, secondo i numeri della piattaforma, in Italia sono 214.134.